Questa è la vera ricostruzione dopo il Coronavirus, questa la base per la ripresa economica e sociale del dopo crisi. Proprio dalla crisi infatti può scaturire – ed è possibile – una svolta ecosistemica vitale, a partire dalle situazioni estreme che la crisi sta facendo emergere (povertà, prepotenza, distruzione, dittature).
È
ormai evidente che la pandemia è scoppiata, oltre che per omertà e colpevole
insipienza politica, anche per gravi alterazioni degli
ecosistemi, ed è evidente che queste dinamiche sono ancora e sempre
più incombenti, dati i comportamenti e le logiche neoliberiste imperanti. Non
dovremo mai stancarci di denunciare questo stato limite delle cose, ma è ancora
più necessario invertire le tendenze, finché siamo
in tempo, e costruire un’alternativa ecosistemica sia locale che globale
inventando e riscoprendo nuovi/antichi modelli di relazione Uomo/Società/
Ambiente.
Ma
siamo ad un bivio:
–
Da un lato le forze dominanti della “ricostruzione” vogliono con determinazione
cogliere l’occasione per imporre le opere e le attività che
finora non erano riuscite a mettere in atto, provocando decisioni planetarie
tra ricchezze sconfinate e povertà estreme e dilaganti che coinvolgeranno tutti
i ceti sociali.
–
Dall’altro la Riconversione ecologica si impone come
una priorità urgente non rinviabile; ma allo stesso tempo assai
complessa. Non vogliamo più subire le Grandi Opere autoritarie, inutili e
distruttive, ma costruire la Riconversione in maniera diffusa, allargata,
coinvolgente, in forma di democrazia partecipata, creativa e solidale. E
non ci si dica che i processi partecipativi di riconversione richiedono troppo
tempo, e che le esperienze di apprendimento sociale ‘non esistono’; la
trasformazione ecologica è ormai radicata, non comporta divisioni tra la
popolazione e si dispiega in una gioia creativa.
Paradossalmente,
le carenze e le gravità del dopo crisi, possono, se ribaltate, offrire una
grande occasione di impiego di tutta la forza sociale disoccupata, offrendo
modalità di impiego del tutto inaspettate. I cicli naturali del suolo, delle
acque, del cibo, della salute, dell’energia pulita, delle stagioni e della
natura, offrono un vastissimo campo per la sopravvivenza egualitaria, diffusa,
creatrice di nuovi Ambienti di Vita e Modalità di lavoro.
Occorre
fare presto.
Opponiamoci
alla ricostruzione neoliberista, e apriamo a dibattiti, ricerche, ma più che
altro cantieri delle pratiche collettive, ricostruiamo le
relazioni ecosistemiche sia favorendo quelle naturali che re-inventandoci
quelle socio umane, promuovendo le interrelazioni reciproche. Utilizziamo i promessi flussi di denaro proprio per queste
finalità, e chiediamo allora ai politici attenti, ben oltre la
‘discutibile’ green economy, per organizzare
insieme la grande rinascita ecosistemica, globale e locale. Uniamoci
tutti contro il “Terracidio” come professano i
Popoli della Patagonia e apriamoci alle nuove pratiche e alle nuove relazioni
ecologiche e di terapia ecosistemica.
Qui
intanto si potrebbe cominciare dalla Città/Paesaggio,
dalla diffusione degli Orti Collettivi,
dalle Oasi Urbane, e alle altre molteplici esperienze in
corso, anche le più piccole, finora mai prese in considerazione dai poteri
forti della finanza, dell’economia, della politica.
Vogliamo ripartire …sì …ma da qui!
Rita e Giorgio Pizziolo per Alterpiana
22 aprile 2020
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